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I schei

In questi giorni di felici elezioni europee tra papi e veline, dopo aver disatteso tutte le promesse di nuovi post, prima che trascorra un anno dall'ultimo pubblicato, eccone uno il cui contenuto non è mio.
Se il livello medio dei commenti dei lettori agli articoli del Corriere online è di norma in linea con il contenuto degli articoli stessi, ogni tanto si registra una felice eccezione.
Questo è l'unico caso di un commento che davvero posso sottoscrivere in toto. Considerazioni che prendono spunto dal patetico tentativo di autodifesa del titolare dell'azienda di trasporti padovana per cui lavorava Ro­man Baran, conducente del camion che l’8 agosto 2008 provocò una strage sull’A4: 7 morti causati dalle condizioni in cui lavorano gli autostrasportatori in Italia, nel caso specifico 44 giorni ininterrotti di lavoro.

Riporto di seguito il commento in questione, firmato (salvo smentite dell'interessato) da Aram Megighian, professore dell'Università di Padova, testimonianza che menti lucide e cuori puri fortunatamente non si sono completamente estinti.


Caro povero titolare. Cosa farà senza i suoi cari schei. Cari poveri veneti oramai i schei vi hanno dato la testa. Dimenticate che neppure 50 anni fa tantissimi se ne andavano in Australia a cercare lavoro, perchè qui si viveva in povertà. Dimenticate che 100 anni fa dovevate faticare per raccattare qualcosa dalla terra coltivata e tiravate avanti a polenta e fichi. La pellagra e la malaria erano di casa e chi riusciva se ne andava in " 'merica" a tentare la sorte. Adesso state affogando nei vostri stessi schei; incapaci di gestire la vostra cultura, abbandonate le tradizioni (perfino lo spritz è stato stravolto), le vostre montagne (inquinate, devastate e terra di conquista non della sana fatica, ma degli ultimi comodi SUV), la vostra pianura (oramai trasformata in un susseguirsi di capannoni, TIR, strade e inquinamento). I vostri vecchi non vengono più accuditi dai più giovani in quella ruota che è la vita. Questo permetteva una volta quel passaggio di consegne e di ricordi che rappresentava il cambio di generazione e, nello stesso tempo il mantenimento delle tradizioni. I giovani, ora, devono spendere i schei, guadagnare i schei, non hanno tempo da perdere. Ed ecco i nostri vecchi che vengono accuditi da estranei: i badanti,che ne raccolgono le ultime testimonianze di un tempo che fu. Povero titolare, talmente imbrigliato nella tela da te stesso tessuta che non riesci a guardare il mondo che ti circonda e ti stupisci: "così fan tutti...". E non riesci a capire che sei diventato un piccolo ed insignificante ingranaggio di una macchina: la macchina che fa "schei". Chissà forse da lassù i tuoi e i nostri poveri antenati: abbiamo faticato così tanto da arrivare a questo?
Aram Megighian

Comments (1)

Ho provato a postare un commento prima, ma mi ha dato una schermata di errore, questo si vede?

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