Eh sì, meno male che era solo l'autista... il poveretto non ha neanche un nome, qualcuno lo ha mai sentito? E che mobilitazione per il giornalista! Con questo rapimento come dice Beppe Grillo i talebani hanno trovato l'America (in senso figurato): "E’ un piccolo investimento con un grande ritorno mediatico. Se rapiscono dieci giornalisti come Mastrogiacomo la guerra finisce in una settimana."
E peccato per l'anonimo autista, d'altro canto non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Lavoro pericoloso quello dell'inviato di guerra, più pericoloso ancora quello di chi lo accompagna e non ha un Paese pronto a mobilitarsi per lui. Avrebbe dovuto fare il giardiniere, guidando al limite un tosaerba, ma forse a Kabul è una professione poco richiesta. In compenso in Italia i giardinieri hanno un mercato, guadagnano discretamente e fanno un lavoro duro ma che dà belle soddisfazioni (ho amici giardinieri, questa non è ironia, ndr). Certo, sarebbe facile adesso dire che se il giardiniere l'avesse fatto Mastrogiacomo, l'autista in questione probabilmente sarebbe ancora vivo, ma non è questo il punto.
Il punto è che se Mastrogiacomo fosse stato rapito col suo cane invece che con l'autista state certi che almeno un pugno di invasati animalisti nostrani si sarebbe incatenato davanti a qualche consolato, né ci avrebbero risparmiato gli italici TG di deamicissiani servizi sulla bestiola barbaramente trucidata con tanto di interviste ai suoi cari, a 2 e 4 zampe. E invece trattavasi di un uomo. Viva l'Italia.
Condoglianze alla famiglia del povero e anonimo autista (neanche nelle 4 pagine del racconto di Mastrogiacomo su Repubblica del 20 marzo se ne fa il nome!).